Confindustria ha chiesto l’intervento dello Stato (via Cdp) nell’azionariato di Stellantis per salvare la filiera italiana della ex FCA

«È necessario equilibrare le forze e i pesi in Stellantis, si tratta di una cosa giusta, alla luce della presenza dello Stato francese» è il commento di Scudieri alla proposta avanzata sul Sole 24 Ore da Bonometti, che ha parlato della possibilità di un ingresso di Cdp in Stellantis per equilibrare la presenza dello Stato francese e tutelare la filiera italiana. Bonometti al Sole dice: «È necessario portare la produzione italiana a quota 1 milione di autovetture e servono interventi strutturali, a cominciare dall’ingresso dello Stato italiano, attraverso Cdp, nel capitale sociale di Stellantis, esattamente com’è per la Francia».

Questa richiesta era stata formulata in passato da Fratelli d’Italia e dalla sua leader Giorgia Meloni che dopo la vittoria alle elezioni politiche di settembre 2022 è diventata Presidente del Consiglio di un governo di centrodestra con FDI primo partito della coalizione. Ora con questo ruolo cosa vorrà fare concretamente ? Oggi anche la Confindustria appoggia questa ipotesi; come è noto Stellantis sta privilegiando per le future produzioni gli stabilimenti ex PSA dell’est Europa, della Spagna e del Portogallo. La filiera automotive pesa in Italia il 20% del PIL. Con questa delocalizzazione la produzione industriale italiana crollerà con pesanti conseguenze sociali ed economiche per tutta la nostra penisola.

PERSI 7.000 POSTI DI LAVORO DAL 2021 – Nel corso del 2023 Stellantis ridurrà gli organici delle sue fabbriche italiane di circa il 4,3%. “I tagli riguarderanno gli stabilimenti di Cassino, Mirafiori, Enti Centrali, Pratola Serra, Termoli e Cento, per un totale di circa 1.800 lavoratrici e lavoratori, di cui circa 900 solo negli enti centrali”, si legge in una nota diramata dalla Fiom-Cgil. La decisione di Stellantis di ridurre la propria forza lavoro nel nostro paese fa seguito a quelle prese nel 2022 e nel 2021: da allora, ammontano a quasi 7.000 i posti di lavoro persi negli stabilimenti dello Stivale. Un dato accolto con preoccupazione dal coordinatore nazionale automotive Fiom-Cgil, Simone Marinelli, che al termine dell’incontro ha ribadito “la nostra contrarietà a proseguire su questa strada in assenza di un piano che preveda la rigenerazione dell’occupazione”.  Stellantis è il quarto costruttore mondiale ed ha ha circa 400.000 dipendenti che producono 8,7 milioni di veicoli all’anno. L’aumento del fatturato (da 152,11 miliardi di euro a 179,59 miliardi di euro, +18%) e dell’utile netto (da 13,35 miliardi di euro del 2021 ai 16,77 miliardi di euro del 2022, +26%) si è tradotto in un premio medio annuo di 1.879 euro per i lavoratori italiani di Stellantis. Ma quasi duemila di loro ora rischiano di perdere il posto quest’anno. Il nuovo ridimensionamento della forza lavoro del gruppo in Italia, che prevede un percorso di uscite incentivate riguarderà soprattutto i lavoratori non direttamente coinvolti nella produzione.

Quando c’era Marchionne il CEO chietino aveva sempre escluso l’ipotesi di una fusione con i gruppi europei per problemi oggettivi che esistono da venti anni ovvero sovracapacità produttiva, nessuna visione comunitaria sul comparto automotive, elevati costi della mandodopera nei paesi europei e nessuna importante crescita prevista per i prossimi anni per il maturo mercato europeo. Anche su questo gli Elkann hanno effettuato un’altro errore a discapito dell’intera filiera italiana valorizzata e saturata dai volumi dell’ex gruppo FCA. Come è noto lo stato italiano dalla fine degli anni Sessanta ha elargito ingenti investimenti pubblici per la nascita e lo sviluppo di molti stabilimenti ed ora tutto questo patrimonio industriale non deve essere abbandonato a sè stesso.

ATESSA – VAL DI SANGRO (CH) – produzione Fiat Ducato e varianti marchiate Citroen, Peugeot, Opel e Ram ( mercato USA)
TERMOLI (CB) – produzione motore FIRE/MULTIAIR per vetture FCA e motori V6 per modelli Alfa/Maserati/Chrysler Group ed in futuro Gigafactory ( batterie per veicoli elettrici)
CASSINO (FR) – produzione modelli Alfa Romeo Giulia/Stelvio e Maserati Grecale
MELFI (PZ) – produzione modelli Fiat 500X, Jeep Renegade e Jeep Compass
POMIGLIANO D’ARCO (NA) – produzione modelli Fiat Panda, Alfa Romeo Tonale e Dodge Hornet ( solo per mercato Nord America)
PRATOLA SERRA (AV) – sito specializzato nella produzione di motori per il Gruppo FCA

“La mancanza di un contrappeso istituzionale all’interno di Stellantis – tornano a insistere dal quotidiano di Confindustria – rischia di penalizzare i produttori italiani proprio in una fase in cui il Gruppo guidato da Carlos Tavares riallineerà l’intera produzione sulla base delle piattaforme STLA. Nella nuova geografia produttiva del Gruppo, a Melfi sarà installata la STLA Medium, mentre a Cassino andrà la STLA Large”.

L’obiettivo per gli industriali – riporta Il Sole – è quello di portare l’interlocuzione ai livelli istituzionali più alti per aprire una fase di discussione su asset strategici come quello dell’auto. Consapevoli però che si tratta di una partita assai difficile. «È una proposta difficilissima da far accettare – ammette il presidente di Anfia – a meno che non si aprano altre partite industriali con la Francia su dossier altrettanto strategici per il paese d’Oltralpe». Serve l’intervento dello Stato via Cdp “per calibrare il mix dei costi e andare incontro ai nuovi dettami dell’era Tavares, che ha posto la questione del taglio dei costi come tema fondamentale per gli stabilimenti e i fornitori italiani”.

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Michele Antonucci

Car Enthusiast & Automotive Journalist

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